Bruno Giordano Cordati nasce a Barga, in Piazza Angelio n. 17, il 9 Febbraio 1890. Il padre Luigi, è muratore; la madre Adele Cecchini, casalinga. Le modeste condizioni della famiglia gli consentono di frequentare solo le scuole elementari, che termina nel 1902. Da ora in avanti la sua formazione resta affidata esclusivamente all'iniziativa personale. L'attitudine al disegno, che si manifesta in lui precocissima, lo porta intanto a fare i primi esperimenti con le matite e con i colori. Ancora bambino, si lega d'amicizia ad un pittore d'insegne, un certo Norfini, che lo conduce in giro per le campagne di Barga, mettendolo a parte del suo lavoro con una franchezza e semplicità di modi di cui Cordati serberà a lungo la memoria. “Da lui – dirà più tardi – ho imparato il mestiere”. Adolescente, è poi chiamato da Giovanni Pascoli per affrescare uno stemma simbolico sul muro interno del suo giardino, a Castelvecchio, ha così modo di avvicinare il poeta che è ormai il nume tutelare del luogo. Una conoscenza importante, ben oltre la misura della commissione e il valore dell'opera che presto subirà i danni del terremoto e sarà infine occultata da un cattivo restauro; tale comunque, da non rimanere estranea a certa disposizione mentale di Cordati e, soprattutto, alla scelta di ritiro e d'isolamento ch'egli farà propria nella tarda maturità. Coi soldi che riesce a procurarsi facendo l'imbianchino, si prepara privatamente per l'esame d'ammissione al terzo corso speciale di pittura presso l'Istituto d'arte "A. Passaglia" di Lucca, diretto da Alceste Campriani. I registri della scuola lo danno tra gli iscritti nell'anno accademico '14-'15, ma la sua frequenza scolastica non va oltre qualche mese. Nel maggio del '15, poco dopo aver sostenuto l‘esame di abilitazione all'insegnamento del disegno nelle scuole medie – che fallisce causa la prova orale di geometria descrittiva – parte per il Fronte, dove rimane fino alla fine della guerra. Quattro anni di trincea, sul Carso, prima come sottotenente, poi come tenente di fanteria, che resteranno legati al ricordo della pioggia, del fango, della paura, del confronto quotidiano con la morte. Una esperienza di cui tornerà a parlare di rado, a malincuore. Ne esce con una medaglia al valore, conquistata sul Piave, e un olio, Soldati al Fronte, che è la prima opera di cui si abbia notizia certa. Ma, soprattutto, con un proposito: dedicarsi completamente all'arte. Negli anni che seguono, la sua attività si intensifica aprendosi al dibattito culturale contemporaneo, prima in direzione di un cézannismo riformato, poi verso il Novecento. Nel '32 una sua opera dal titolo postumo, In soggettiva, ottiene l'apprezzamento di Filippo Tommaso Marinetti che ne loda l'invenzione iconografica e lo spericolato gioco prospettico, riconoscendovi una linea di ricerca convergente nel suo programma neofuturista. Questa è pure l'epoca delle mostre, in cui comincia ad esporre vincendo la naturale ritrosia del carattere. La prima occasione per misurarsi col pubblico gliela offre, nel '21, l'“Ars Lucensis”, un nobile sodalizio lucchese animato da interessi artistici e letterari. La mostra, che si apre nella sala dell'Istituto Pacini, accoglie “una trentina di quadri trattati in diverse maniere: ad olio, a pastello”, come informa Alfredo Stefani sul giornale di Barga, “La Corsonna”, vaticinando all'amico concittadino “un avvenire promettente, perché è giovane, ha dei meriti grandi e soprattutto ha volontà di fare”. La sua risonanza non resta limitata alla cerchia cittadina. Dalla stessa fonte si sa che ottiene largo consenso di pubblico, varie recensioni su (“L'esare” e “Il Serchio” di Lucca, “La Toscana” di Livorno, “La Nazione” e “Il Nuovo Giornale” di Firenze, “Il Messaggero” di Roma) e l'omaggio di un ricono- scimento ufficiale: visitando l'esposizione, I'On. Giovanni Rosadi, sottosegretario alle Belle Arti, acquista un pastello, Testa di Bimbo, per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. La strada è ormai aperta. L'anno dopo, in agosto, Cordati è a Bagni di Lucca con una folta rassegna di opere e nel '23 di nuovo a Lucca, alla I Mostra Regionale dell'Arte e dell'Artigianato curata dall'“Ars Lucensis”. Ne parla Emilio Pasquini sul “Sagittario” di Jenco e Fioretti, scegliendo di recensire, tra quelle dei tanti artisti presenti, l'opera di chi “conosce i lunghi, silenziosi studi della sua Barga pensosa e raccolta”. Per suo tramite si ha notizia dei quadri esposti: molti di soggetto infantile – “una gran fioritura di bimbi” – secondo quella che resterà a lungo vena prediletta della sua ispirazione e, accanto a essi, l'Autoritratto. Il primo di una lunga serie cui Cordati affiderà la propria immagine, via via mutata dal tempo e dall'esperienza, insieme alle doti non comuni del suo talento di ritrattista; ma l'unico ad avere in sorte una destinazione pubblica: acquistato dal Comune di Lucca in occasione della mostra, passa al Museo di Villa Guinigi nel '26. Le esposizioni lucchesi, coi relativi acquisti, gli ottengono una certa notorietà, vendite e commissioni i cui proventi risultano tanto più necessari ora che non è più solo ma ha la responsabilità di una famiglia. Il 28 dicembre del '22 si è infatti sposato con Clotilde Costi e nel '26 ha già due figlie: Bruna e Luigia. Anche le mostre si fanno più frequenti ed estese, recando il suo nome dentro e fuori le mura di Lucca. Dal ‘25 al ’30 corrono sei anni di attività espositiva ininterrotta. Nel ‘25 è alla I mostra d’Arte barghigiana della sua città; nel ‘26 a Livorno alla IV Mostra di Primavera di “Bottega d’Arte” con due pastelli (sala A, nn. 6,7) che Gino Belforte definisce “deliziosi per grazia e sincerità”; nel '27 è a Roma, alla XCIII Esposizione degli Amatori e Cultori – dove presenta un dipinto, Imbronciato – e, con la stessa opera, alla II Esposizione Internazionale di Belle Arti della città di Fiume; nel '28 è a Torino, all'Esposizione Nazionale di Belle Arti – dove espone In ascolto e Maschietta – e alla XVI Biennale di Venezia, con Bambino; nel '29 a Lucca, alla Mostra della Settimana Lucchese e a Barga, alla Il Mostra d'Arte barghigiana; nel '30 a Firenze, alla IV Mostra Regionale d'Arte toscana, con Lettura. Allo scadere del terzo decennio Cordati ha toccato così alcune delle principali manifestazioni artistiche toscane e nazionali. Riceve numerose proposte d'acquisto e richieste di notizie anche dall'estero, da parte di alcune riviste francesi, ad esempio “La Revue Moderne”, “La Revue du Vrai et du Beau”, che vogliono inserire il suo nome nei loro archivi. Ma il punto di partenza e di riferimento per lui rimane Barga, da cui si allontana solo per tempi brevi, mosso dai nuovi doveri familiari e dal consiglio dell'amico Adolfo Balduini che spesso si trova con lui a esporre. Il tempo è ormai maturo per le personali. La più importante si apre a Lucca, presso il Circolo Lucchese di via S.Croce, alla fine del 1930. Tre sale per ventun opere, prevalentemente di figura – come dicono i titoli del catalogo e le illustrazioni che lo corredano – cui viene fatta ottima accoglienza sulle pagine del “Popolo Toscano” e del “Giornale d'Italia”. Rino Carassiti vi nota “qualche cosa di elevato, di robusto, di pensato, di vissuto, di studiato, di poderoso che fa andar col pensiero qualche gradino più in su del livello normale della pittura”. Luigi Gualtiero Paolini ammira “la sua squisita anima di artista e le sue invidiabili doti tecniche” e conclude esortando: “Ma esca il Cordati, una buona volta, dalla cerchia lucchese per mostrare in un grande centro – preferibilmente a Roma – l'arte sua. Sarà, crediamo, vantaggio grande per lui e sarà onore per Lucca”. L'invito, però, non viene accolto. Al contrario: da ora prende il via un programma espositivo concentrato in Toscana. A Barga (Palazzo Comunale, 9-30 agosto 1931), Lucca (Circolo Lucchese, 26 marzo – 10 aprile 1932), Viareggio (Kursaal, 23 luglio – 15 agosto 1932), come informa la cronaca locale, l'unica fonte cui si possa attingere al riguardo. Di un'altra sua personale, a Livorno, resta invece il catalogo e un più ampio repertorio di notizie. Si tratta della mostra allestita, insieme a Umberto Maestrucci e Corrado Michelozzi, nelle sale di Bottega d'Arte tra il maggio ed il giugno del '31. Curatore del catalogo, inserito nel tradizionale bollettino dell'Associazione, è ancora una volta Rino Carassiti che, presentando le trentotto opere esposte, coglie l'occasione per tentare un ritratto del pittore, ormai quarantenne: “E' un viso aperto, sul quale vedi ogni emozione, ma non leggi, come tu credi, i pensieri che vi si dipingono con ingenua comunicativa. Ti appare una fronte ampia, incorniciata da capelli più bianchi che grigi, che fanno risaltare il contrasto di un aspetto ancor giovanile con la precoce pioggia candida che suole giungere col primo autunno dell’età. Hai davanti una figura salda, avara di gesti e di parole; non scabra ma rude; non voluta con imperio di nervi e di ragionamento, ma sinceramente schietta”. Il ritratto più completo di Cordati, uomo e artista, è però quello che gli dedica un anno dopo Ettore Cozzani su “L’Eroica”. Il quale molto deve alle puntuali osservazioni dell'autore, ma molto anche al ricco commento illustrativo - vengono riprodotte dodici opere tra le più importanti degli ultimi anni, come Sera barghigiana, Il nipotino, Attesa, Nubi, Riposo e alla testimonianza del pittore, ripresa dal discorso inaugurale della sua recente mostra barghigiana. Sono gli anni dei massimi successi e riconoscimenti, non solo di critica ma di mercato. E di alcune commissioni pubbliche: il ritratto di Pascoli per il Comune di Barga; la decorazione a tempera della Casa del Mutilato in Piazza S.Michele a Lucca; il ritratto di Antonio Mazzarosa De Vincenzi, notabile lucchese, per la Cassa di Risparmio della stessa città. Cordati è ormai un pittore affermato. Proprio ora, tuttavia, l'attività didattica, che prende a svolgere regolarmente, lo allontana dalla Toscana. La notizia di una sua Personale a Lucca in febbraio, presso il Circolo Centro, e il fatto che il suo nome figuri nel comitato promotore della I Mostra Estiva viareggina al Kursaal, inducono a ritenerlo ancora residente a Barga nel '34. L'anno dopo, invece, è sicuramente a Gorizia, come attesta un suo disegno datato sul posto “3 febbraio 1935” e le opere con cui in agosto si presenta alla Mostra dell'Arte e dell'Artigianato barghigiano: “un buon numero di paesaggi eseguiti da poco sui luoghi della guerra, Montesanto, Sabotino, il Calvario”. Così pure nel '36, anno a cui risale Il maestro di musica, l'unico dipinto datato che si conosca. Fa ancora una breve apparizione a Lucca nel '37, alla IV Mostra Sindacale d'Arte – dove espone Giovinetta al balcone – quindi, su comando del Ministero, lascia l'Italia. Incaricato d'insegnare storia dell'arte e disegno nei licei italiani all'estero, trascorre un anno a Budapest, nel '37 – '38, un anno a Parigi, nel '38 – '39, quattro anni in Bulgaria dal '39 al '43. Anni, a memoria sua e dei familiari, tra i più felici e intensi che gli siano concessi. Insegna, studia, visita gallerie e musei e dipinge. Soprattutto in Bulgaria, dove il fascino dei luoghi e dei costumi slavi lo porta ad allargare il suo repertorio tematico e a rinnovare la gamma della sua tavolozza, che lascia il monocromo per assumere toni eccezionalmente ricchi e luminosi. Ma è una parentesi che si chiude presto. La guerra lo riporta in Toscana, a Barga, nel suo studio della via di Mezzo. Malgrado sia ormai esonerato dal servizio militare e possa seguire gli avvenimenti da civile, l'esperienza bellica lo segna profondamente. Gli allarmi, i bombardamenti, le rovine, la miseria infine del dopoguerra, creano anzi per lui una situazione più traumatica di quella vissuta in trincea, a vent'anni. Da questo momento le tele tornano ad abbrunarsi, mentre il ritmo creativo rallenta. Cordati continua a dipingere, ma spesso distrugge l'opera dipinta o la sovverte radicalmente, inaugurando una prassi operativa molto laboriosa, fatta di abbandoni, ritorni e replicati interventi, che diverrà costante negli ultimi anni. A chi, nel '46, gli chiede di definire il senso della sua ricerca, risponde: "Per me ogni quadro rappresenta soltanto un punto di partenza, o se l'immagine ti piace un piuolo di una scala; ogni lavoro e una prova, un tentativo di superamento". A questa concezione dell'arte, maturata in senso fortemente sperimentale, corrisponde il bisogno di abbandonare la scena pubblica. Negli anni successivi alla guerra cadono le ultime mostre di cui si ha notizia: la Provinciale d'Arte a Lucca nell'autunno '45 - dove espone Boggiana, La soma, Riposo – il Concorso Nazionale di Pittura “Premio Prato” nel settembre '46; la Mostra d'Arte Barghigiana nell'estate del '47. Poi il ritiro, totale e definitivo, nella clausura di Barga. Qui insegna ancora per qualche tempo presso l'Istituto Magistrale; infine, con il beneficio della pensione, si chiude nelle grandi sale del palazzo Bertacchi che ha in affitto da prima della guerra e che farà suo alla fine degli anni '60, per dedicarsi interamente alle attività preferite. Legge e rilegge i classici, la Divina Commedia e l'Orlando Furioso, in particolare, ma anche Dostoevskij, Tolstoi, Makarenko e i grandi dell'otto-novecento, Flaubert, Maupassant, Joyce, Musil, Proust; ascolta musica; scrive – un articolo con la sua firma compare sul "Ponte" nel '51: è dedicato al pittore Alberto Magri, amico e concittadino, ma ha il valore di un autoritratto - e soprattutto dipinge. Incessantemente. Ogni diversivo, ogni benché minima interferenza nel suo lavoro gli diventa intollerabile. Per tutti, e persino per gli amici e per le figlie, ha una sola risposta: non più mostre, non più prolungate assenze dal suo paese e dalla sua casa, non più “tensioni inutili”. L'ultima commissione l'accetta nel '62, quando esegue il ritratto di Giovanni Carignani per la quadreria della Cassa di Risparmio di Lucca. Ma è un eccezione, nel complesso delle opere che ormai dipinge solo per sé e per il proprio conforto. La storia dei suoi ultimi trent'anni e interamente affidata ad esse e non ha altra misura che quella del loro succedersi. Tele e tele si accumulano giorno per giorno nel suo studio. Tutte delle stesse dimensioni e con una gamma di motivi tematici tanto ridotta da sfiorare la costanza iconografica; tutte sulla medesima linea di ricerca che, lasciando progressivamente la figuralità giunge all'informale. Cordati non si cura più di titolarle né di ordinarle in alcun modo; rifiuta anzi, sistematicamente, ogni invito a farlo, come inutile e pretestuoso. Per lui stanno al pari di tutte le cose viventi e, dunque, non sopportano formule, etichette, classificazioni di sorta. Ciò che conta è solo l’atto che le pone in essere, quel quotidiano “tribolare” che da senso e dignità alla vita, che è anzi la vita stessa. Sorretto da questa unica fede, Cordati dipinge fino all'ultimo, con l'alacrità della giovinezza. Ha quasi novant'anni ed è ancora attivo e vigilissimo quando, improvvisamente, viene colpito da un ictus cerebrale. Muore all'ospedale di Barga pochi giorni dopo il ricovero, il 26 dicembre 1979. MOSTRE PERSONALI E COLLETTIVE: 1921 Mostra collettiva permanente, Lucca, Istituto Pacini 1922 Mostra permanente, Bagni di Lucca 1923 I Mostra Regionale dell'Arte e dell'Artigianato, Lucca, Casino dei Nobili 1925 I Mostra d'Arte Barghigiana, Barga 1926 IV Mostra di Primavera, Livorno 1927 XCIII Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti, Roma 1927 II Esposizione Nazionale di Belle Arti, Fiume 1928 Esposizione Nazionale di Belle Arti, Torino 1928 XVI Esposizione Internazionale d'Arte, Venezia 1929 Mostra della "Settimana Lucchese", Lucca, Palazzo Ducale 1930 IV Mostra Regionale d'Arte toscana, Firenze 1930/1931 Mostra Personale, Lucca, Circolo Lucchese 1931 II Mostra Provinciale d'Arte, Lucca, Palazzo Comunale 1931 Mostra Personale, Livorno, Bottega d'Arte 1931 Mostra Personale, Barga, Palazzo Comunale 1931 Mostra Personale, La Spezia, Casa d'Arte 1932 Mostra Personale, Lucca, Circolo Lucchese 1932 Mostra Personale, Viareggio, Kursaal 1934 Mostra Personale, Viareggio, Circolo Centro 1934 Mostra estiva Viareggina, Viareggio, Kursaal 1935 Mostra dell'Arte e dell'Artigianato barghigiano, Barga 1937 IV Mostra Sindacale d'Arte, Lucca 1945 Mostra Provinciale d'Arte, Lucca 1946 II Mostra Provinciale d'Arte, Lucca 1946 Concorso Nazionale di Pittura "Premio Prato", Prato, Collegio Cicognini 1947 Mostra d'arte barghigiana, Barga 1978 Arte a Lucca 1900 -1945, Lucca, Palazzo Mansi I1980 Mostra retrospettiva, Barga 1983 L'Eroica. Una,rivista italiana del Novecento, Genova, Palazzo dell'Accademia 1985 Mostra antologica, Barga, Palazzo Bertacchi Cordati 1987 Mostra antologica, Firenze, La Nuova Strozzina 1988 Mostra antologica, Pisa, Palazzo Lanfranchi 1990 Mostra antologica, Sofia, Galleria d'Arte presso la fondazione internazionale "Santi Cirillo e Metodio" 1990 Mostra antologica, Plovdiv (Bulgaria) 1991/1992 Mostra antologica, Barga, Galleria il Marzocco 1993 Mostra antologica, Bergamo, Galleria Fontana del Delfino.
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